In 15 sono stati portati all’ospedale Qualcuno c’è arrivato da solo Altri 40, medicati sul posto o tornati a casa in sella alla loro bicicletta senza chieder nulla ai soccorritori, sono stati punti dagli insetti. Il più grave, Giuseppe Carlesi di 62, ha evitato lo choc anafilattico grazie al medico di una delle ambulanze, che gli ha iniettato adrenalina. I sintomi erano evidenti. La lingua rigida, la difficoltà a parlare e uno stato di semi-incoscienza La telefonata al 118 è partita verso le 9,40, via telefonino. I soccorsi sono stati tempestivi, specie se consideriamo il posto nel quale si trovavano i ciclisti. Un posto distante dalla strada asfaltata, nella zona più impervia di tutto il percorso. I primi mezzi di soccorso sono arrivati con l’aiuto a un cacciatore che conosce bene la zona e che per”premio” ha rimediato una puntura di calabrone sulla testa. Anche un soccorritore, sceso in fretta da un fuoristrada, si è fatto male Ha messo di traverso un piede e la caviglia è andata ko. Come sia andata, è presto detto. I primi 50 dei 120 concorrenti hanno percorso il sentiero scosceso senza problemi. Sono passati sotto una quercia, posta al termine d’una discesa, e hanno continuato verso l’arrivo. Poco dopo, sono arrivati gli altri. Alcuni hanno visto come una nuvola a un metro e mezzo dal terreno e ci sono infilati dentro. Erano i calabroni, disturbati dal passaggio dei primi, che hanno iniziato a pungere tutti, a infilarsi in magliette aderenti, pantaloncini e caschi È stato il fuggi fuggi. Qualcuno ha avuto l’accortezza e l’abilità d’invertire la marcia e di contenere così i danni. Altri, in ritardo, hanno cercato di capire che cosa stesse succedendo, sentendo i compagni di raduno urlare, e si sono in pratica concessi in pasto a centinaia d’insetti inferociti. In molti, poi, non hanno neppure visto i calabroni, perché attenti al fondo stradale. Li hanno però sentiti, eccome. Punture che sembravano morsi. Gonfiori e prurito su tutte le parti del corpo. Caschi e biciclette buttati a terra. Corse a perdifiato. Il ritrovo fra amici, organizzato di tutto punto dalla società Lenzi Bike con tanto di festa finale, si è trasformato in una mezza domenica d’inferno Almeno fino al momento che anche Carlesi si è alzato e ha lasciato l’ospedale insieme all’ultimo gruppetto di ciclisti in osservazione e in apprensione per le condizioni dell’amico. Adesso, prurito a parte, è tutto finito In molti ricorderanno la disavventura con un sorriso. Gli organizzatori spiegano di essere passati il giorno prima, per segnare e verificare il percorso, e di non essersi accorti di niente. Non abbiamo notato anomalie né insetti, rilevano gli uomini con la polo della Lenzi Bike che si sono trattenuti diverse ore ad Albiano, anche e soprattutto per raccogliere tutti e portare chi era scappato a piedi a riprendersi bici e casco per tornare a casa. L’intervento tempestivo del 118 e le cure in pronto soccorso hanno in ogni caso scongiurato problemi. Intorno alle 16,30, anche Carlesi trattenuto un paio d’ore in più in osservazione a causa dell’iniezione d’adrenalina è stato dimesso. Una decina di compagni di squadra, la stessa Lenzi Bike e di altri ciclisti, lo stava aspettando, insieme ai fogli di dimissione. Per tutti, cortisone, antistaminici e una buona dose di paura